Il ritorno a Genova di Mauro Icardi non ha il sapore del benvenuto. L’attaccante argentino, lanciato dal club blucerchiato tra il 2011 e il 2013, era finito nella bufera ad aprile del 2014 per la provocatoria esultanza sotto la gradinata sud nella vittoria dell’Inter a Genova.
Emblematico il primo commento che abbiamo trovato al video su Youtube:
Che suona come un “Se lo avesse fatto nella lega libica probabilmente sarebbe morto”. Un episodio che aveva mandato su tutte le furie il popolo blucerchiato e che Icardi ha spiegato così:
“Mi hanno fischiato per l’intera durata del partita, urlandomi di tutto. “Tra-di-to-re” era il coro che andava per la maggiore. Dalla panchina un mio ex compagno ha lanciato un’offesa ai danni di mia madre, ma non gli ho dato soddisfazione”.
Quel compagno era Andrea Costa e in prima persona possiamo testimoniare che quel giorno nessuno gli contestò di essere un “Tra-di-to-re” perché tutti erano concentrati sulle ipotesi riguardo la professione dei parenti più vicini e su teorie mirate al materiale organico di cui era composto l’uomo Icardi.
Impossibile ricucire il rapporto, meglio ignorarsi. A chiamare in causa ancora la Sampdoria però è stato nuovamente Icardi con nuove provocazioni racchiuse in una biografia scritta a 23 anni, un po’ come fare un Greatest Hits dopo il primo album. Oltre agli insulti dei suoi stessi tifosi (e alle minacce sfociate in scuse e ritiro di alcune pagine dal libro) il bimbo speciale Icardi ha messo le mani avanti per scaldare l’ambiente in vista del suo ritorno a Genova:
“Conoscevo le squadre più importanti: Inter, Milan, Juventus e Roma. Ma non la Sampdoria. Sono andato su Google a vedere che squadra fosse e che città rappresentasse”.
Che poi, se il primo obiettivo della tua vita è comprare un Hummer dorato le tue passioni non saranno di certo geografia e storia (del calcio).
Icardi a Genova non è stato bene, ha sofferto temperature e noia:
“Faceva un freddo esagerato, non ero abituato. Non facevo vita sociale, come unico svago dopo gli allenamenti andavo a pescare al porto con mio padre: una canna in carbonio super leggera, pesi per la pesca a fondo, una serie infinita di galleggianti”.
Ora che vive a Milano invece sì che il clima è una bomba.
“I tifosi sembravano essersi dimenticati che era stata la società a vendermi per incassare i 13 milioni del mio cartellino”.
I tifosi blucerchiati, furiosi, non gli contestano di essere stato ceduto, bensì un atteggiamento arrogante, irrispettoso e senza valori, esempio perfetto di deriva del calcio moderno. Il gesto verso la gradinata Sud non sarà mai perdonato e l’ennesima provocazione di certo non passerà inosservata.