Il sesto appuntamento delle nostre dirette Istangram è stato con il grande Stefano Lucchini. Il difensore ha giocato quattro anni con la maglia della Samp: la Champions, la retrocessione, una finale di coppa Italia, emozioni a non finire e la rivelazione sui motivi dell’addio alla Samp.
Dopo cinque stagioni all’Empoli sei arrivato alla Samp nonostante l’opportunità di andare all’Atalanta. Perché hai scelto proprio i blucerchiati?
“Si era presentata già l’occasione ai tempi della Ternana ma non si è concretizzata. Poi sono andato in scadenza di contratto con l’Empoli dopo un’ottima stagione in cui avevamo conquistato la qualificazione Europa League. Mi seguivano 3/4 squadre ma il direttore sportivo Paolo Borea mi ha sempre parlato bene dell’ambiente Samp, dello Scudetto e dei tifosi. Sono rimasto sempre affascinato da questi colori e come si è presentata l’occasione non ci ho pensato due volte”
Pronti, via e gol all’esordio. Quali ricordi hai di quella partita e dell’impatto con l’ambiente blucerchiato?
“Prima partita ho fatto subito gol, e mi sono chiesto quanti ne avrei fatti nella stagione.. E’ stato l’unico in quattro anni (ride n.d.r). Peccato, ci sono state diverse occasioni ma tra errori e sfortuna non sono più riuscito ad esultare con la maglia blucerchiata. L’impatto è stato bellissimo, l’ho sempre detto: ogni volta che entravo a Marassi guardavo la gradinata e mi emozionavo, mi piaceva molto Lettera da Amsterdam e la canticchiavo prima di entrare in campo, mi manca tanto”
Una spinta del genere come quella della Sud, arrivando dalla realtà toscana, è uno stimolo o può essere anche intimidatoria?
“Ho avuto la fortuna di essere partito subito bene e mi sono ambientato immediatamente, inoltre dopo tre giorni di allenamento è nato mio figlio, che lo vedo un po’ genovese. Ha vissuto a Genova i suoi primi quattro anni adora Bogliasco e il mare, mi chiede spesso di tornarci. Ho vissuto un momento bellissimo della mia carriera con la mia famiglia. Sono molto legato all’ambiente ed è stato emozionante, ma quando entravo in campo pensavo solo alla partita”
Primo anno sesto posto con la rivelazione Cassano, com’è stato allenarsi con un giocatore di quel livello?
“Quando ci giocavi assieme ed era al top della forma ti faceva vincere le partite. Anche in allenamento ti faceva molto faticare, alle volte ti faceva fare anche delle figuracce. Conoscevamo il suo potenziale e sapevamo che ci avrebbe dato una grossa mano, nonostante fosse arrivato fuori condizione all’inizio”
Di recente ha dato l’addio al calcio Campagnaro, che con te, Accardi e Gastaldello ha formato una difesa di livello. Com’è stato lavorare con loro e sviluppare quell’intesa?
“Lavorare con loro è stato bello, sono tre ottimi giocatori e la loro carriera lo testimonia. Sono giocatori forti con cui ho condiviso un periodo importante della mia carriera”
Finale di coppa Italia a Roma, serata indimenticabile in tutti i sensi. Cosa ti ricordi di quella partita e quali rimpianti hai?
“Il rimpianto è quello di non essere riusciti a portare a casa la coppa, che era alla portata come aveva dimostrato la partita. Ma i rigori sono un terno al lotto e purtroppo ci è andata male. Poteva essere un trofeo importante sia per noi ma soprattutto per il popolo blucerchiato, sarebbe stato il coronamento di una cavalcata trionfale: mi ricordo la vittoria in semifinale contro l’Inter, è stato un grande successo contro una squadra di livello”.
Con Delneri la Samp è riuscita a vincere 19 partite in campionato, un grande traguardo al quale non siamo abituati. Cos’ha funzionato in quel gruppo?
“Ad inizio stagione il mister ci faceva lavorare tanto sulla difesa a quattro, un lavoro devastante continuando a salire e scendere. All’inizio abbiamo avuto qualche difficoltà ed eravamo preoccupati in vista del campionato. Invece già dalla prima partita di coppa Italia abbiamo fatto una grande prova contro il Lecce vincendo 6-1 e da li sono arrivati i risultati grazie anche al gruppo che si era ben amalgamato. A metà stagione abbiamo avuto un periodo di inflessione, ma poi abbiamo ripreso con una grande cavalcata subendo solo 9 gol, miglior difesa d’Europa davanti al Barcellona”.
Di quell’anno noi sampdoriani ci ricordiamo bene di una tua torre nel derby per il gol di Cassano, in un momento importante della stagione. Che partita è stata e cosa hai provato nel fare quell’assist?
“All’inizio c’era molta tensione perchè sulla carta eravamo favoriti, ma era pur sempre il derby. Mi ricordo che ero molto teso negli spogliatoi prima della partita, e Delneri mi disse: ‘Ho visto Gasta un po’ ‘tirato’, mi raccomando stagli vicino’. Avrei voluto dirgli che anche io non ero messo molto meglio, ma non gliel’ho detto. Abbiamo giocato una grande partita, soprattutto il secondo tempo. Poi è stato molto importante e bello fare l’assist e ci ha permesso di vincere il derby e di galvanizzarci per il proseguo del campionato”
Raccontaci di Sampdoria-Napoli e della festa, le emozioni di quella partita. Cosa ti ricordi di quel giorno?
“Mi ricordo innanzi tutto di un mio appoggio di testa a Storari che me l’aveva chiamata, ed ho rischiato di fare autogol, ho sudato freddo. Poi la festa è stata incredibile, con le famiglie in campo, Garrone e tutto lo stadio blucerchiato. Unico neo è che sono stato selezionato per l’antidoping ma volevo festeggiare con la squadra, ho dovuto raggiungere il pullman in corsa. E’ stato veramente indimenticabile, quando guardo le immagini vorrei tornare a quel giorno”
Delneri-Mazzari erano due allenatori tanto diversi, come ti sei trovato con loro?
“Sono due allenatori molto bravi e scrupolosi. Mentre Delneri voleva imporre il suo gioco a prescindere dall’avversario, Mazzarri stava molto attento alla tattica di chi aveva contro”
Preliminare di Champions: andata persa 3-1 con te espulso. Com’è stato guardare la partita di ritorno costretto in tribuna?
“All’inizio nessuno credeva alla possibile rimonta. Avevamo lavorato molto bene in settimana e dopo il gol di Pazzini sapevamo di essere sulla strada giusta. Il rammarico è su quell’ultimo tiro che ci ha condannati ad andare ai supplementari con Cassano che era già uscito e la squadra che era molto stanca perchè avevamo fatto una partita davvero intensa. I tedeschi nei supplementari hanno fatto valere la loro maggior esperienza in campo europeo. E’ un peccato perchè eravamo riusciti a rimontare dimostrando di essere superiori a loro”
Poi ci siamo trovati in una stagione surreale, da horror. Cos’è successo nel gruppo con quella inaspettata retrocessione?
“Eravamo partiti bene con la vittoria con la Lazio ed avevamo concluso l’andata con circa 25 punti a poca distanza dall’Europea. Poi è successo di tutto: il problema con Cassano, la cessione di Pazzini, l’arrivo di tanti giocatori nuovi. Dopo qualche risultato negativo è arrivato l’esonero del mister e chi è arrivato non ci ha aiutato anche ad amalgamarci con i nuovi, è stato un grosso limite. Speravamo sempre di vincere ma non eravamo organizzati. Con Di Carlo forse saremmo riusciti a venirne fuori”
Molti davano colpe a Maccarone e Macheda ad esempio, ma il problema era la guida tecnica?
“Maccarone e Biabiany erano giocatori di livello, lo hanno dimostrato nella loro carriera. Il problema non era il gruppo. Il gioco di Delneri ci aveva condizionato, con Di Carlo qualcosa di buono l’avevamo fatto. All’inizio c’erano le condizioni per fare un campionato in linea con gli obbiettivi stagionali. Come è stato esonerato il mister la scelta è ricaduta su un allenatore che non ci ha fatto fare il cambio di passo sperato”
Se non fosse andata così saresti rimasto alla Samp?
“Sarei rimasto a prescindere anche in serie B, avevo ancora un anno di contratto. Il nuovo direttore sportivo Sensibile aveva detto che avrebbe chiesto ad ogni giocatore se voleva rimanere, ma non mi è mai arrivata alcuna telefonata. Un giorno il mio procuratore mi ha riferito della volontà della società di lasciarmi andare via anche a zero. Mi sono sentito messo da parte nonostante la convocazione in nazionale e la Champions anche se dopo un’annata non positiva. Mettere in discussione me e Palombo è stato ingiusto, qualcuno forse ha dato queste direttive, ma ancora non me ne capacito. Ho avuto un confronto telefonico dopo qualche mese con Sensibile, dicendogli che se mi avesse incontrato mi avrebbe fatto un contratto di 10 anni. Dovevo rinnovare già l’anno della retrocessione, avevo dato mandato al mio procuratore che avrei rinnovato per poi firmare in bianco l’anno successivo, ma la dirigenza non ha accettato. Purtroppo le nostre strade si sono divise con molto rammarico, avrei voluto chiudere la carriera alla Samp e rimanere anche dopo in società”
Lucchini mister in un momento particolare, come stai vivendo questo blocco del calcio?
“Vivo in una zona che è stata duramente colpita e sono nato a Codogno, i miei genitori vivono ancora lì. Anche qua a Cremona la situazione è ancora grave. Ho tanta voglia di tornare in campo, ma non so quanti sono i rischi. Abbiamo visto alla Samp cos’è successo, non so se è il caso di riprendere a giocare e rischiare quando ci sono anche tanti dottori che si ammalano per farci guarire. Purtroppo nel calcio c’è un forte risvolto economico, ci sono tante persone che lavorano nel mondo del calcio che non sono giocatori. E’ una situazione difficile da valutare”
E’ stato un piacere sentirti, anche alla luce del tuo addio ingiusto, molti doriani avrebbo voluto averla prima la tua versione dei fatti, speriamo di rivederti in blucerchiato presto.
“Penso che molti tifosi abbiano capito quelle che erano le mie intenzioni, mi hanno sempre applaudito quando sono venuto da avversario. Il mio desiderio è quello di fare l’allenatore, magari per riprendere quello che ci siamo persi per strada, sarebbe una grande soddisfazione… Non si sa mai nella vita”