La Sampdoria con filosofia, la filosofia con la Sampdoria

a cura di Fabio Patrone

Nell’intervista rilasciata venerdì a Sky, Patjm Kasami ha dichiarato: «Entrare in una stagione senza obiettivi è un fallimento, per quello lavoriamo tutti i giorni». Parole da capitano, da uomo-squadra, quale lo svizzero ha dimostrato di essere. Bisogna «usare la testa e non mollare mai», dice in un altro passaggio, commentando l’esultanza scaturita dal fondamentale gol contro il Bari.

Arrivato con un curriculum importantissimo ma, giocoforza, in punta di piedi (a memoria non ricordo un altro giocatore della Sampdoria che prima di firmare un contratto è passato per un periodo di prova), Kasami si è conquistato a suon di gol, assist e muscoli in mezzo al campo il ruolo di giocatore chiave, sia da un punto di vista tattico che tecnico.

In effetti, lo svizzero è uno di quei giocatori che, nel contesto di questa modestissima Serie B, sembra di un’altra categoria, quasi come se non avesse nulla a che spartire con Ricci, Stojanovic e compagni. Ebbene, non credo di essere l’unico ad avere avuto queste sensazioni vedendolo giocare; fin da subito mi ha dato l’impressione di avere quel quid in più, di essere, cioè, paragonabile all’oltreuomo(übermensch)descritto da Friedrich Nietzsche.

Secondo il filosofo tedesco, l’oltreuomo è una sorta di evoluzione filosofica dell’essere umano, capace di abbattere il sistema di valori precedente, di oltrepassare la condizione umana, perché è un “eroe affamatore”, che accetta con gioia tutti gli aspetti della vita, facendosi forte anche di quelli più tragici e dolorosi. Colui, insomma, che non si piange addosso, non attende noiosamente un intervento dall’alto, ma accetta la propria misera condizione.

A mio avviso, sembra proprio che Kasami abbia fatto questo. Uno dei pochi che è riuscito a calarsi in una situazione difficile come quella della Samp, in un campionato sporco e, diciamolo, misero come la Serie B, senza rimpianti, ponendosi, in un certo senso, al di là del bene e del male. A vederlo giocare, il paragone con l’oltreuomo nietzschiano non è poi così azzardato: una guida, un lampo nel buio, la figura quasi mitologica il cui annuncio viene portato da Zarathustra, protagonista di uno dei libri più famosi di Nietzsche.

Del resto, Kasami è uno dei senatori che ha accettato di lottare per la nostra maglia, nel momento più incerto e drammatico della nostra storia, pronto, esattamente come l’oltreuomo, a vivere senza valori, senza alcun fondamento o sicurezza. Ha detto sì alla Samp, come l’oltreuomo dice sì alla vita, consapevole che non c’è nulla di esterno che possa darle un senso, fuori dalla passione, dall’istinto dionisiaco di quel rito collettivo laico che si celebra a Marassi.

Un rito capace addirittura di trasfigurare, come dice Kasami stesso: «Marassi così caldo è una cosa incredibile che ti carica. Non sei più te stesso, le emozioni ti fanno diventare un’altra persona». Emozioni tali, sembra, da far incarnare al centrocampista quella volontà di potenza che permette all’oltreuomo col 14 sulle spalle di esprimersi, di affermarsi in campo e di imporre la propria visione del mondo e di gioco.

Potremmo forzare il paragone e auspicarci che anche negli altri sampdoriani in campo e quelli in tribuna si manifesti la volontà di potenza. Che siano, insomma, in grado di esprimersi a pieno, finalmente liberi dall’ex proprietà (altro che la nietzschiana morte di dio!), e a imporre la propria prospettiva sulla Samp, in modo da riportarci dove meritiamo. Con la speranza, che ora pare proprio una certezza, che non si verifichi un’altra delle tesi di Nietzsche: l’eterno ritorno (dell’innominabile romano).

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